Di origine assai antica, sorge sulla Strada Comasina.
Si può ragionevolmente pensare, data l’abitudine alto-medioevale di costruire edicole o piccole chiese nei luoghi dove sorgevano le pietre miliari (o pilastrelli) del sistema viario romano, che risalga a prima del Mille.
A noi vicino sorgono similari costruzioni come, ad esempio la chiesetta della Beata Vergine del Pilastrello di Bresso e quella di Cusano (inglobato nel Santuario della Madonna della Cintura), entrambi sull’antica strada romana che conosciamo come vecchia Valassina.
Il pilastrello di Paderno, ora scomparso ma documentato sino alla fine dell’Ottocento, era il VII miliare della seconda strada romana da Milano a Como. E’ la più antica testimonianza di fede della nostra città che, con tenacia, resiste alle avversità e all’incuria, pronta a raccontare la sua lunga storia.
E’ testimone silente ma prezioso della religiosità popolare e conserva inaspettate opere d’arte e un…pizzico di mistero.
L’aspetto attuale dell’Oratorio, risultato di vari rifacimenti, conserva parti assai antiche, come ad esempio la parte dell’abside.
E’ possibile che la chiesa di cui parla l’antico manoscritto (di fine 1200/inizio 1300) “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, attribuito a Goffredo da Bussero e conservato presso la Biblioteca Capitolare del Duomo di Milano, sia proprio quella del Pilastrello.
Il più antico documento che la citi espressamente risale al secolo XV.
Un primo documento ufficiale ecclesiale che ci dà informazioni sull’Oratorio è del 1567 e fu redatto da Lionetto Clivone, delegato del card. Carlo Borromeo. Si parla anche di un’immagine mariana dipinta sul “pilastrello” (su un muro, non un cippo di colonna, di circa 3 x 1,5 metri, con l’ immagine della Vergine che allatta il Bambino).Tale immagine è documentata sino al 1897 ed è fatta risalire a ”prima del 500” (da una lettera di don W. Piccinelli alla Curia milanese). Tra gli atti c’è anche un’accurata pianta dell’edificio che misurava 26 x 13 cubiti milanesi (11,44 x 5,94 m), che è dotato di una piccola casa e di un campanile. Le sue condizioni non sono buone, tanto che nel 1611 un decreto del card. Federico Borromeo, dopo la sua visita alla Parrocchia di Paderno, impone lavori di restauro che non vennero mai effettuati. L’Oratorio versa in così cattive condizioni che nel 1703 il card. Archinti ne vieta l’uso.
All’inizio del 1700 risulta di proprietà dei conti Calderari, feudatari di Paderno, Incirano e Palazzolo dal 1683 .
A partire dal 1760 è di proprietà della famiglia milanese degli Arrigoni e da quel momento il Pilastrello ritrova una sua dignitosa vita.
Nel 1791 avviene però il primo (e non ultimo) intervento offensivo, per esigenze viarie, nei confronti della chiesetta. Il Governo austriaco, per allargare la strada, impone l’arretramento della facciata con spese a carico della comunità padernese. Lavoro eseguito malamente giacché, solo quattro anni dopo (luglio 1795) “si scoprì prossima la totale rovina dell’Oratorio” e si dovette intervenire per evitarne il crollo.
Agli inizi dell’Ottocento è oggetto di cure da parte “Cittadino Emilio Guarnieri…..direttore generale delle poste” che venne poi lì sepolto nel 1808 (la tomba è ancora esistente, ma è ora in parte esterna all’edificio per via dell’accorciamento della struttura).
Nel 1836 accoglie, proveniente dal vecchio cimitero di Paderno, un grande crocifisso ligneo, interessante opera lignea (probabile fattura del Cinquecento).
Nel 1842/43 passa ai nobili de’ Capitani d’Arzago eredi per parte materna degli Arrigoni. Anna Maria Arrigoni aveva, infatti, sposato Giuseppe De capitani d’Arzago. La gestione era comunque affidata alla Parrocchia di Paderno.
Nel 1897 avviene un atto sacrilego da parte di ladri nei confronti dell’antico crocefisso: venne staccata la testa (ritrovata poi ad Affori) e spezzate alcune dita. La croce fu restaurata e riportata al Pilastrello con grandi cerimonie religiose. Dal 1981 è conservata all’interno della chiesa di Paderno e, recentemente, riportata alla chiesetta in processione. Dall’aprile 2020 una riproduzione fotografica di questo antico crocefisso è stato collocato sulla facciata.
Nel 1900 la Parrocchia e i de’Capitani d’Arzago cui il Card. Andrea Ferrari riconosce il “patronato” sull’Oratorio si accordano per l’esecuzione di lavori di ripristino che sono eseguiti tra il 1900 e il 1902.
In quell’occasione “rovinò” proprio il “pilastrello” e l’affresco quattrocentesco che lo decorava.
Tali lavori hanno alterato la struttura primitiva con il rifacimento totale delle pareti laterali.
Nel 1952 l’Oratorio è venduto alla Soc. Edison.
Nel 1962 si celebra l’ultima processione delle rogazioni da Paderno al Pilastrello e l’abbandono diventa totale.
Nel 1971 la facciata del Pilastrello, per via delle vibrazioni del tram che passa vicinissimo, è di nuovo pericolante. Viene rifatta, arretrandola di altri due metri. Nel 1975 è necessario consolidarla.
Ora il Pilastrello, tagliato a fette. misura all’interno 6,49 x 5,94 m.
Nel 1981 si trasferisce l’antico Crocefisso del Pilastrello alla chiesa di S. Maria Nascente e questa è, per alcuni decenni, l’ultima occasione di cerimonia religiosa ufficiale.
Nel 1982, a seguito della lottizzazione della zona per attività artigianali, l’Oratorio diventa di proprietà comunale.
Nel 1987 l’allora sindaco Gianfranco Mastella, stimolato dal non dimenticato Franco Merati che avevano compreso l’importanza religioso-storica del Pilastrello, dà il via a un progetto di restauro integrale.
L’Oratorio è sottoposto, infatti, indagini archeologiche, statiche e storiche e a un restauro conservativo globale che lo salva.
Si ritrovano tracce delle mura antiche, dell’antico miliare e frammenti dell’antico affresco ivi dipinto (conservati unitamente ad altri reperti presso la Soprintendenza a Milano).
L’area circostante (ora oggetto di altri pesanti lavori stradali) è stata sistemata in modo adeguato, sono state eliminate le infiltrazioni causate dalle perdite del canale derivatore del Villoresi che lambisce la chiesetta (sono però necessari nuovi interventi di manutenzione).
Il restauro, forse anche per il mancato riuso dell’edificio, non recupera tuttavia l’attenzione dei padernesi.
Nonostante una pubblicazione del 1997 del Comune di Paderno Dugnano che lo presenta con grande cura, il Pilastrello non suscita più alcun interesse. Non è utilizzato dalla Chiesa locale e, salvo qualche rara attenzione, non ritorna ad essere un “bene comune”.
Solo le cure dei Signori Casati che lo accudiscono e lo tengono pulito fa sì che non cada completamente nell’oblio, ma l’indifferenza è concreta.
Nell’estate 2010 un gruppo di padernesi, attenti alla conservazione delle testimonianze della nostra storia, lo propone al progetto del F.A.I., “I Luoghi del cuore” e ottiene 721 sottoscrizioni.
Da quell’anno si sono presi cura dell’antica cappella e il 14 gennaio 2012 fondano l’Associazione “La Compagnia del Pilastrello” , adottando il monumento, in collaborazione con il Comune.
Lo tengono curato, lo abbelliscono con arredi antichi e nuovi, lo trasformano in luogo di cultura.
Con la collaborazione dei Sacerdoti e Cittadini padernesi il Pilastrello torna anche ad essere un luogo di preghiera.
Azienda locale lo dota, gratuitamente, di un nuovo impianto di illuminazione. Altre si rendono disponibili (nel 2013) per interventi di risanamento dall’umidità e restauri edili. Progetti che non sono tuttavia ancora stati (alla data del novembre 2020) realizzati.
L’attività dell’Associazione è oggetto di attenzione dei media (TV, riviste e quotidiani) e viene segnalata su Pubblicazioni specifiche sulla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico.
Nel novembre del 2015 il maestro Marco Giubileo, prima viola dell’Orchestra della Scala compone in onore della Vergine del Pilastrello la trilogia “Missa in eremo” con prima esecuzione integrale il 14 maggio 2016 in Santa Maria Nascente.
L’interno del piccolo edificio a pianta rettangolare è assai semplice e rustico. Ha il soffitto di legno con capriate a vista (rifacimento).
La zona dell’altare è delimitata da una bella balaustra in arenaria, seicentesca, d’ignota origine, probabile residuo di uno scalone di qualche antica casa milanese. E’ un dono della famiglia Arrigoni del 1813, proprietaria, a quel tempo, del Pilastrello.
Sulla parete dell’abside è ancora ben visibile, pur se in non buone condizioni, un piacevolissimo affresco incorniciato da una decorazione che simula una cornice marmorea. Sopra la cornice, in una conchiglia, spuntano due putti con festoni di fiori. Ai lati due finte nicchie con Santi.
E’ raffigurata Maria Vergine col Bambino in grembo che regge il globo (simbolo del mondo di cui è re) e, ai suoi piedi, S. Ambrogio e S. Lucio di Val Cavargna. Le due figure laterali (assai guaste) rappresentano s. Benedetto (forse) e s. Antonio Abate (riconoscibile dalla T e dal fuoco, tipici attributi del Santo).
San Lucio, patrono dei casari, ha vicino un secchio e una capretta, ha in mano una ciotola con del latte. Per il Vescovo, grazie a una leggera traccia del “flagello”, siamo certi si tratti di S. Ambrogio.
L’affresco, di gusto barocchetto, è di buona fattura e richiede un restauro ancor più approfondito (quello effettuato è stato solo conservativo), che possa consentire una più agevole lettura.
Ne è autore il pittore monzese Giovanni Maria (alias G. Battista) Gariboldi che lo eseguì nel 1779 (per 149 lire, come risulta da atti conservati nell’Archivio Parrocchiale di Paderno).
Del Gariboldi, si conoscono interessanti cicli pittorici nel Santuario mariano della B.V. del Carmelo di Montevecchia (LC), a Cologno Monzese (S. Giuliano), a Monza (Duomo e S. Maria in Strada) e Bergamo (Duomo). Suoi lavori sono documentati in altre chiese, palazzi di Monza e di altrre chiese in Brianza.
Interessante (ecco qui uno dei misteri del Pilastrello), è poi ricordare che l’attuale parete absidale ne vela una più antica, staccata di circa 18 cm.
Durante i lavori di restauro si scoprì, infatti, una doppia parete. Con uno speciale procedimento di endoscopia eseguita dall’Ansaldo nel 1989 (una sonda con microcamera) è stata filmata l’intera superficie, scoprendo così un affresco più antico (un’immagine di Maria col Bambino, s. Sebastiano e altra figura non identificata, forse S. Antonio abate) risalente probabilmente al XI o XII secolo.
Tale scoperta ha dato alla cappella un’importanza ancor più notevole nella storia delle nostre terre. Resta da verificare la possibilità (assai remota?) di rimettere in luce l’antico affresco celato, dai tratti arcaici romanici, di cui non si aveva traccia alcuna nei documenti degli Archivi.
E’ esposto un paliotto in seta damascata, restaurato e inserito in una teca di ferro e vetro, ora collocato davanti all’altare.
L’altare antico in muratura (una lastra in vetro consente di vederne la rustica fattura) è stato racchiuso in una moderna struttura lignea con rivestimento in radica. Addossata alla parete una struttura lignea con decorazione che imita il marmo, dipinta dal Gariboldi, completa il rustico altare. E’ anche sposto un pregevole modello ligneo del Pilastrello, in scala 1.20 che riproduce con grande fedeltà l’antico oratorio sia all’esterno sia all’interno da Achille Occoffer, uno dei soci fondatori dell’Associazione.
Sulla parete destra, vicino al luogo dove era collocato il miliare romano con l’antico affresco, c’è un’edicola con contorno di mattoni, racchiusa da una moderna struttura lignea (identica a quella dell’altare) che ospita (da ottobre 2013) un’Icona mariana in stile bizantino, notevole opera di Iulian Rosu (cm 132,5 x 93). Sopra tale edicola è inserita a parete un bel reggi lampada in ferro battuto che (da maggio 2011) è completato da una pregevole lampada ottocentesca, dono della Parrocchia di Paderno. Alla destra di tale edicola è visibile una lapide in marmo che ricorda i restauri eseguiti nel 1900 dai de’ Capitani d’Arzago. Una piccola e vecchia statua di gesso della Vergine è collocata, a destra dell’affresco, su una elegante mensola in terracotta, opera di V. Mattiolo.
Sull’altro lato del presbiterio è stata collocata (ottobre 2014) una pregevole terracotta di Valentino Mattiolo, rappresentante l’Annunciazione. E’ un suo dono al Pilastrello e all’Associazione.
Nell’ottobre 2015 ancora Mattiolo dona quattro formelle in terracotta con momenti della vita di S. Ambrogio e S. Lucio, ora collocati sulla parete a Sud.
A sinistra dell’ingresso una rustica e antica acquasantiera (probabile lavoro del XV Sec.) in quarzite con croce patente scolpita sul fondo, è collocata su una moderna struttura di ferro. Dal giugno del 2012 Un pregevole Croefisso ligneo, opera settecentesca dono di amatesi, è stato collocato al centro dell’arco dell’abside.
In controfacciata quattro pannelli raccontano la storia della chiesetta e dei restauri effettuati a cura del Politecnico e della Soprintendenza grazie e fondi Cariplo tra il 1989 e il 1992. Sono visibili anche due piccoli quadri che racchiudono una poesia in dialetto milanese (PG Mora, 2011) dedicata al Pilastrello, e una vecchia immagine di S. Veronica Giuliani, lasciata da vari decenni da qualche devoto.
Le pareti interne del Pilastrello hanno intonaci assai guasti (efflorescenze saline, tasche sonore, polverizzazione) causati da diffusa umidità capillare e sono il risultato di una scelta dell’ultimo restauro, che non condividiamo, tendente a conservare, in modo eccessivo i “segni dei tempi”.
Nuovi oggetti di arredo sono stati collocati dalla ns. Associazione e rendono l’ambiente vissuto e amato.
La gente di Paderno Dugnano ha ripreso a frequentare il Pilastrello e non solo come un bene culturale, ma principalmente come luogo di culto, come bene comune che può rimanere vivo solo se è in comunione.
Luciano Bissoli – componente della Compagnia del Pilastrello